domenica 31 gennaio 2016

Recensione - La grazia dell'acqua - Rossella Padovano

"Il mondo in cui viviamo è scomparso duemila anni fa.
Della tecnologia moderna non vi è più traccia e l'epoca attuale ha lasciato ben poco, residui di lingue e rari documenti, tutto il resto è andato distrutto.
L'essere umano non si è estinto e talvolta presenta speciali mutazioni genetiche.
Vive in un futuro che abbiamo immaginato diversamente, più vicino all'epoca medioevale, dove sopravvivono indenni i pregiudizi legati alla diversità di razza, di religione, di usanze e la guerra si combatte con le spade."

Rossella Padovano ci presenta il suo primo libro intitolato "La grazia dell'acqua" un romanzo
post-apocalittico alla Terry Brooks, circondato da tratti tipici del romanzo cortese del XII- XIV secolo, nel quale largo spazio è dato alle vicende amorose e ai valori epici tipici della "Chanson de geste".

La storia narra le vicende di due regni contrapposti, divisi da una sanguinosa guerra passata, i quali cercano di coesistere mantenendo una pace precaria.
I Rosensin, atei e vegetariani, più simili agli elfi che agli umani, sono riusciti a trasformare ogni loro limite fisico e culturale in un punto di forza. Fin da piccoli, donne e uomini si allenano a diventare temibili guerrieri. Il loro unico punto debole è l'incapacità di nuotare ed il terrore per l'acqua.
Gli Ardesiani, religiosi e conservatori, basano la loro struttura sociale sulla forza dei loro uomini: abili guerrieri che proteggono le mogli, le quali li attendono docili e silenziose a casa, accudendo la prole ed il focolare.
La tregua tra i due regni è costantemente in bilico, duelli si susseguono sul confine per futili motivi; fino a quando la principessa di Rosemund ed il secondogenito del Re di Ardesia si innamorano, senza riconoscersi, ad un ballo mascherato.
Da quel momento tutto cambia.
Nuove minacce sopraggiungono internamente ed esternamente ai due regni; riusciranno Sophia e Evan, ma sopratutto il loro amore, a sopravvivere?

La grazia dell'acqua, essendo un romanzo d'esordio, è davvero molto interessante e promette di diffondersi velocemente tra gli amanti del fantasy cavalleresco.

Ben strutturata la narrazione; l'interesse del lettore non vacilla per tutte le 803 pagine, anzi, quando si termina il libro si vorrebbe avere già a portata di mano il seguito.
Il linguaggio appare agli inizi un po' arcaico, con termini ormai poco utilizzati, ma permette di entrare nell'ambiente che ci vuole essere presentato.
Un mondo medioevale che si accosta perfettamente al genere fantasy con personaggi, sia principali sia secondari, ben strutturati e con caratteri ben precisi.

Grande attenzione è data al tema della diversità tra i due popoli e a come il rancore possa durare per decenni se fomentato dei pregiudizi, dalle diversità di opinioni ed abitudini differenti.
Una costante, purtroppo, nella storia dell'umanità.

Interessantissima la figura del fratello delle principessa, che appare solo a metà della narrazione.
Intrigante il loro rapporto, essendo gemelli hanno un legame speciale, privato, in alcuni casi quasi morboso, alla Jamie e Cersei Lannister, ma capovolto.

I due protagonisti e le loro peripezie amorose mi hanno ricordato i classici: Romeo e Giulietta e Tristano ed Isotta. Lo sviluppo del loro rapporto, il loro amore ed odio, ammirazione ed irritazione reciproca mi ha fatto pensare a dei Mr Darcy ed Elizabeth Bennet medioevali.

Il libro mi ha molto coinvolto e spero di leggere presto il seguito.

Dalla copertina e dal titolo non mi aspettavo un libro così coinvolgente; è vero che riporta l'attenzione su un elemento simbolo del racconto, l'acqua, ma ne sminuisce il contenuto.

L'abito non fa il monaco ma...influenza la prima impressione (per fortuna sbagliata!).

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